“Ai Candidati È Richiesta Un’Ottima Conoscenza Dell’Inglese”
Dopo mesi di ricerca, finalmente lo hai trovato. È il lavoro dei tuoi sogni. Precario, sì, ma con buone prospettive di carriera. Lo stipendio è competitivo, o almeno così recita l’annuncio.
Sembrerebbe stiano cercando proprio te, fino a quando non ti imbatti nella temuta postilla “ai-candidati-è-richiesta-un’ottima-conoscenza-della lingua-inglese”, ostacolo contro cui si infrangono le tue aspettative.
Oggi è quasi inevitabile saper parlare inglese per ottenere un posto di lavoro. Apparentemente una giusta richiesta, soprattutto in un paese orientato all’export come l’Italia.
Ma qual è il livello di conoscenza della lingua di chi seleziona o cestina i profili dei candidati? Se fossero le loro competenze linguistiche ad essere messe alla prova, verrebbero scelti? Siamo andati a controllare.
Ogni anno a Torino si tiene la più grande job fair italiana (gli organizzatori utilizzano il termine anglosassone), che riunisce centinaia di aziende in cerca di persone da assumere.
Abbiamo mandato in missione tra gli stand il canadese Zach, uno dei tutor Fluentify, che si è finto uno straniero in cerca di lavoro.
Anche senza considerare i “che ce fotte” e offerte di lavoro “no salary, only benefits” che Zach si è visto proporre, le reazioni dei selezionatori sono state incredibili. Ecco il video-inchiesta che abbiamo prodotto:
“Un insieme di errori grossolani, ehm, suoni senza senso e rifiuti”, come ha scritto di recente Linkiesta. Con ogni probabilità, se le persone che abbiamo incontrato fossero state dall’altra parte della scrivania non sarebbero state assunte.
L’Italia sembra essere ancora un paese in cui l’inglese è usato più come lingua per darsi un tono che come mezzo di comunicazione internazionale.
Not very bello, direbbe qualcuno.