Livello di Inglese richiesto dalle aziende: l’importanza delle certificazioni
Ad oggi, il livello di inglese che le aziende chiedono ai candidati dipende, in larga misura, dalle mansioni previste dalla posizione vacante.
Tuttavia, la tendenza generale è quella di privilegiare, durante il processo di selezione, coloro che sono in possesso di certificazioni linguistiche, in particolare quelle in lingua inglese, a prescindere dal ruolo da ricoprire nel contesto di riferimento.
I motivi sembrano essere legati a un trend in continua ascesa e che vede la multiculturalità e la flessibilità, anche linguistica, uno dei must have di un impiegato/collaboratore ideale.
La capacità di relazionarsi in un ambito internazionale è diventata uno dei requisiti imprescindibili per essere considerati dagli headhunter, indipendentemente dal settore merceologico dell’azienda selezionatrice e dall’età dei candidati.
Le certificazioni linguistiche: uno sguardo di insieme
Arricchire il proprio cv con una o più certificazioni linguistiche rappresenta uno dei punti di svolta che potrebbe determinare l’inclusione nel processo di selezione del personale.
In particolare, la lingua inglese è considerata un requisito fondamentale per lavorare, anche se è ben nota la recalcitranza, a livello nazionale, nei confronti dell’apprendimento di una o più lingue straniere.
In questo panorama, le certificazioni linguistiche rappresentano, allo stesso tempo, un’opportunità e una sfida da cogliere nella sua totalità, da parte dei singoli individui che si apprestano a formarsi, riqualificarsi e, in generale, a orientarsi nel variegato e complesso universo professionale.
Infatti, a seguito del recepimento del Quadro Comune Europeo di Riferimento della Conoscenza delle Lingue, abbreviato con l’acronimo QCER, i livelli di padronanza delle lingue straniere (LS) sono suddivisi in sigle di riferimento, dalla A1 (conoscenza elementare) alla C2 (il più alto grado di conoscenza da parte dei non madrelingua).
Le aziende che reclutano personale, non solo quelle più strutturate, pongono particolare attenzione alla presenza di certificazioni linguistiche, le quali denoterebbero di per sé, sulla carta, la knowledge del candidato riguardo a una determinata lingua e la sua eventuale rispondenza alle esigenze organizzative, strategiche e operative all’intero della struttura aziendale.
In un contesto sempre più internazionale, una delle prime discriminanti che i selezionatori operano quando si trovano un’ingente quantità di cv è proprio la conoscenza della lingua inglese.
Non bisogna pensare unicamente a contesti di impresa multinazionale e con centinaia di dipendenti, perché anche le PMI sono alla ricerca di personale da destinare a diverse qualifiche e che porti con sé un bagaglio di competenze che comprenda anche l’inglese.
Perché le aziende ricercano profili con la conoscenza della lingua inglese
Considerando che gli ambiti di azione delle imprese si stanno orientando sempre più verso contesti multiculturali e, grazie alle tecnologie digitali, in più direzioni, è indispensabile per i collaboratori possedere le conoscenze linguistiche adeguate.
Immaginando di essere i selezionatori che operano all’interno di un’azienda mediamente strutturata, lo screening dei curricula avviene attraverso un gestionale, in cui i dati sono inseriti sia manualmente, sia in modalità automatica dagli addetti che operano nell’ufficio delle Risorse Umane.
Nel caso specifico della lingua inglese, i parametri relativi alla conoscenza e al livello determineranno un’inclusione automatica, oppure un’esclusione, dal sistema.
Quindi, anche se il cv è strutturato in modo accattivante e il candidato possiede indubbie qualità collaborative, soft skills richieste dal mercato del lavoro, esperienza e patenti di varie categorie, se non dispone di un’adeguata conoscenza della lingua inglese sarà immediatamente (e automaticamente) escluso dal processo di selezione.
Soprattutto nei contesti in cui le risorse umane rappresentano il core business delle aziende, la padronanza dell’inglese è ritenuta un requisito di base, a cui si aggiunge eventualmente la conoscenza di altre lingue straniere (LS), in funzione dell’attività di impresa.
Inserire in un cv una o più certificazioni linguistiche significa poter potenzialmente accedere allo step successivo, che talvolta implica la dimostrazione effettiva di quanto affermato nella carta mediante un colloquio in lingua, ma che la maggior parte delle volte si concretizza in un’interview conoscitiva e di approfondimento di altre tematiche, strettamente correlate all’ambito professionale.
È proprio questo uno dei motivi per i quali dai piani alti delle aziende si tende a privilgiare di default un candidato che possiede una certificazione in inglese rispetto a uno che non ce l’ha.
Prima di tutto si presume, fino a prova contraria, che chi afferma di aver conseguito un’attestazione abbia affermato la verità e, nel caso delle certificazioni linguistiche, è piuttosto semplice appurarne la veridicità.
Inoltre, non sempre tra i selezionatori chi si occuperà del colloquio ha una reale padronanza della lingua inglese, con il risultato che, all’atto pratico, sarà piuttosto difficile verificare il grado di conoscenza della lingua.
Ecco che, quindi, la presenza di una certificazione rappresenta un biglietto da visita con cui presentarsi e che, in caso, necessiterà di alcuni controlli formali, laddove quelli sostanziali non potessero essere messi in atto.
La conoscenza dell’inglese negli incarichi statali e nella Pubblica Amministrazione
Fin qui sono state analizzate le diverse realtà delle aziende private, senza contare uno spaccato che si riferisce ai concorsi pubblici e ad altre posizioni vacanti nella Pubblica Amministrazione.
Si pensi al comparto scuola, in cui per superare i concorsi pubblici è indispensabile avere una conoscenza della lingua inglese molto più che elementare.
Inoltre, nel caso delle Graduatorie Provinciali delle Supplenze, la certificazione linguistica rappresenta una concreta opportunità per aumentare il proprio punteggio e senza la quale, probabilmente, non si avranno molte opportunità di ricevere una convocazione.
Quindi, sia a livello formale, sia sostanziale, una certificazione in lingua inglese costituisce un tassello fondamentale del puzzle che compone il bagaglio di conoscenze di un soggetto che naviga nel mare tempestoso del lavoro del XXI secolo.
Dal punto di vista legislativo, il nostro Paese ha recepito pienamente le direttive europee in merito alla formazione linguistica degli studenti, inserendo nelle scuole superiori percorsi di apprendimento di materie in una lingua straniera europea attraverso la metodologia CLIL, acronimo di Content and Language Integrated Learning.
Gli insegnanti che intraprendono tale percorso formativo devono essere in possesso, oltre che dei titoli previsti dalla specifica classe di concorso, di una certificazione linguistica di livello almeno C1 e dell’attestato di uno specifico corso di perfezionamento, istituito presso le principali Facoltà universitarie italiane.
Purtroppo, ad oggi tale metodologia non è stata ancora resa obbligatoria dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con il risultato che la validità di tale metodologia glottodidattica non è stata quasi mai applicata, se non in rarissimi contesti scolastici.
Visto che, in questa sede, il focus della trattazione rimane comunque l’importanza di conseguire una certificazione in lingua inglese ai fini della sua spendibilità in ambito lavorativo, il bagaglio di conoscenze in una LS ed eventuali approfondimenti e titoli aggiuntivi arricchiscono il curriculum personale, al di là di un’immediata applicazione effettiva.
Le certificazione in lingua inglese: un giusto approccio
Uno degli elementi positivi riguardanti le certificazioni in lingua inglese riguarda il fatto che, se è vero che le aziende le richiedono in misura sempre più massiccia, l’obbligo di formazione è avvertito dai candidati come imprescindibile e, pertanto, non procrastinabile.
Poiché l’apprendimento di una lingua straniera è un processo che impiega un periodo di tempo relativamente lungo, in quanto si compone di studio della sintassi, pratica scritta e parlata, è necessario provvedere per tempo a intraprendere un percorso orientato al suo apprendimento.
Inoltre, il livello di partenza è soggettivo, mentre quello di arrivo dipende in larga parte dall’obiettivo da raggiungere, in cui il massimo è rappresentato dal C2.
In questo senso, l’approccio corretto alla lingua inglese è quello di curiosità e stimolo all’achievement, ossia al raggiungimento del risultato.
La certificazione è solamente la punta di un iceberg fatto di domande, esercitazioni, conversazioni in lingua e voglia di apprendere.
Certamente, la mancanza di tempo a sufficienza è un tarlo che assilla la quasi totalità degli allievi, indipendentemente dall’età, dall’attività svolta e dal livello iniziale di conoscenza dell’inglese.
La famiglia, il lavoro, altri impegni rappresentano uno scoglio che potrebbe far desistere anche il più motivato degli studenti. Ma, anche per questo, il fai-da-te non è consigliato a tutti, perché gli ostacoli quotidiani e ciò che risulta inderogabile potrebbero far allontanare la meta di mese in mese, rischiando di farla cadere nel dimenticatoio.
Invece, se l’ottenimento di una certificazione è percepito come una delle priorità, ben difficilmente la si relegherà nel dopo, che potrebbe diventare facilmente un mai più.
Un approccio sano alle certificazioni in inglese è, quindi, quello orientato alla formazione continua, seppure nei limiti delle proprie possibilità finanziarie e di tempo.
Ad oggi sono molteplici le piattaforme online che mettono a disposizione degli allievi strumenti di apprendimento efficaci e interattivi, che presuppongono unicamente una connessione a internet e che possono essere fruiti sia attraverso un pc, sia mediante un tablet e anche uno smartphone.
I percorsi di formazione erogati dalle diverse scuole di lingue mirano a seguire gli studenti nel proprio percorso, fornire tutor per consigli didattici e delucidazioni, lasciando comunque ampia possibilità di visualizzare lezioni e dispense da remoto e memorizzarle nel proprio archivio personale, consultandole ogniqualvolta si renda necessario.
Le aziende e la lingua inglese: il livello richiesto ai candidati
Per quanto riguarda il livello di conoscenza della lingua inglese che le aziende richiedono ai candidati che si apprestano a partecipare a uno o più processi di selezione, mediamente questo non inferiore al B1.
È molto raro, infatti, che un inglese elementare, inquadrato come A1 oppure A2, sia sufficiente a garantire possibilità di essere inclusi in un colloquio conoscitivo, a seguito dell’invio del curriculum vitae.
Infatti, anche per i ruoli operativi, che presuppongano la manualità e mansioni non di concetto, il livello di inglese richiesto ai candidati non è inferiore al B1, soprattutto nei contesti mediamente strutturati.
Il motivo risiede proprio nel carattere globale e internazionale della maggior parte delle attività di impresa e, anche chi ambisce a una posizione relativa al controllo degli accessi dovrà essere in grado di interagire con il pubblico in lingua inglese, se necessario.
Quando si parla di altre posizioni, invece, il livello di conoscenza dell’inglese dovrà essere almeno C1, per arrivare al C2 nei contesti in cui la padronanza della LS farà parte dell’attività quotidiana del candidato e costituisce un requisito imprescindibile.
Un esempio chiarirà meglio il concetto. Si immagini un’azienda con sede legale in Italia e che impiega un centinaio di dipendenti, fra progettisti in sede e trasfertisti, per progetti in ambito automotive.
Considerando che l’attività si svolge anche all’estero, in virtù di committenti situati in diversi Paesi UE e non UE, l’azienda è operante anche in altre sedi.
La necessità di tutti i collaboratori di interagire fra loro in modo efficace impone una conoscenza articolata e approfondita della lingua inglese, tale per cui i dipendenti delle Risorse Umane dovranno averne una padronanza quasi a livello di madrelingua, per redigere contratti di lavoro e portare avanti i colloqui di selezione, mentre ai collaboratori periferici saranno richiesti probabilmente livelli più bassi di conoscenza, che tuttavia dovranno essere sufficientemente dimostrati sul campo.
In questo contesto, quindi, aver intrapreso percorsi di studio oppure di lavoro all’estero può rappresentare una valida carta da giocare durante il processo di selezione, perché si avrà la possibilità di dimostrare effettivamente la conoscenza dell’inglese.
Molti si domandano perché le certificazioni in lingua inglese siano richieste anche da aziende che non operano in un ambito internazionale, hanno pochi dipendenti e sembrano non interagire con realtà al di fuori del territorio nazionale.
Uno dei motivi risiede nel fatto che ormai la realtà quotidiana è permeata dalla lingua inglese e che tutto ciò che circonda un collaboratore potrebbe presupporne la conoscenza.
Un centralino in cloud, un sistema operativo, un gestionale implicano necessariamente la conoscenza dell’inglese, necessari all’uso corrente ma anche alle eventualità straordinarie.
E poi, c’è sempre la possibilità di un’espansione dell’azienda e dell’opportunità di affacciarsi a nuovi mercati, il che imporrebbe a tutto il personale di allinearsi ai nuovi standard linguistici per quanto riguarda l’inglese, ritenuto lingua universale.
Corsi di lingua e certificazioni in lingua inglese: qual è la strada giusta
A differenza di altre certificazioni, in cui l’effettiva padronanza dei concetti potrebbe essere messa in discussione, quelle di una LS e, in particolare, dell’inglese, sono lo specchio delle reali conoscenze acquisite dall’allievo, a seguito di un concreto percorso formativo.
Chi ritiene di avere un bagaglio di know how sufficientemente ampio da sostenere gli esami in autonomia, può tranquillamente iscriversi alle sessioni di esami predisposte dalle singole scuole, preferibilmente scelte tra quelle riconosciute a livello istituzionale.
Coloro che, invece, non hanno tempo e autodisciplina adeguati a percorrere una strada fatta anche di studio ed esercitazioni, hanno la possibilità di frequentare i corsi predisposti a questo scopo.
Si tratta di una scelta personale, che dovrebbe essere accompagnata da esperti veri, i quali non abbiamo unicamente l’obiettivo di vendere corsi, ma quello concreto di valutare il punto di partenza dello studente e orientarlo verso un percorso tagliato su misura, in funzione delle specifiche esigenze e della disponibilità di tempo e risorse.
Gli allievi, da parte loro, dovrebbero farsi guidare con fiducia nella strada verso la conoscenza della lingua inglese e volta all’ottenimento della certificazione, che dovrebbe idealmente rappresentare un punto di arrivo e una nuova partenza allo stesso tempo, per arrivare a livelli ancora più elevati.
Le scuole di lingue, attraverso i tutor dedicati, svolgono un ruolo molto importante nella valutazione del livello iniziale degli allievi, che tendono spesso a sovrastimare le proprie conoscenze linguistiche, ritenendo di trovarsi a uno o più gradini al di sopra rispetto alle reali competenze.
È vero, lo scontro con la dura realtà può essere destabilizzante in una prima fase, ma solamente il confronto con l’esterno può far prendere la giusta consapevolezza al futuro allievo, che dovrebbe comprendere a che punto si trova, dove intende arrivare e quali azioni intraprendere per arrivare all’obiettivo (certificazione inglese).
Una volta stabilite le coordinate generali, si tratterà di operare una valutazione tra diverse scuole che erogano corsi di lingua, per comprendere quale metodo si adatti maggiormente al proprio stile di vita, alle proprie inclinazioni e, perché no, alla migliore fruibilità delle piattaforme informatiche a disposizione per l’apprendimento.
Sicuramente, quanto prima si prenderà la decisione di ottenere una certificazione in lingua inglese, tanto più avvantaggiati ci si troverà nel futuro professionale, indipendentemente dal livello di partenza.